lunes, 1 de julio de 2013

Tupiza, 1/07/2013

Un giorno bloccato nella cittadina di Tupiza, quasi al confine con l'Argentina, può essere una buona occasione per riprendere un po' il filo del discorso, e dei pensieri...
Tupiza viene descritta un po' come il "far west boliviano" (cito dalla Lonely), vuoi per la storia di Butch Cassidy e Sundance Kid, che qui furono uccisi in una sparatoria con le forze dell'ordine, vuoi per i paesaggi fatti di canyons, quebradas, rocce rosse e cactus, che davvero fanno pensare di essere scesi alla stazione sbagliata, di avere casualmente passato il confine con un mondo immaginario uscito da una pellicola.
E poi qui ci si arriva col treno, quel treno che ho preso a Oruro, per fermarmi prima a Uyuni, per fare il giro del Salar, e che ho ripreso nella notte di venerdì per arrivare qui intorno alle tre del mattino...
È stata un'emozione partire dalla stazione sulle note di "Serà porque te amo", cantata in spagnolo dai Ricchi e Poveri in un video d'antan trasmesso nel vagone. Perchè i treni boliviani non sono mica male, c'è il vagone ristorante, un addetto che passa in continuazione con pollo fritto, birre e bibite, c'è il riscaldamento (anche se dai finestrini entra un'aria gelida anche quando sono chiusi), e le stazioni sono pulite e silenziose a differenza dei terminal degli autobus. E poi a me è sempre piaciuto viaggiare in treno, più che qualsiasi altro mezzo.
Peccato che in tutto il paese esistano solo due linee ferroviarie: una è questa che da Oruro va a Villazon e al confine con l'Argentina, e l'altra che da Santa Cruz si dirige verso il Brasile.

Ovviamente, trattandosi del far west, non ho potuto esimermi dal tour a cavallo che propongono tutte le agenzie del posto. Sette ore su una bestia il cui unico interesse era fermarsi a mangiare per poi ripartire al trotto e raggiungere il resto del gruppo per litigare con gli altri cavalli, in particolare con uno montato da una ragazza francese (che a un certo punto mi ha anche detto che il mio cavallo le faceva paura, povera...), mostrandosi del tutto indifferente ai miei ordini.
In realtà la bestia, un maschio di nome Troia (con mio grande divertimento), tutto era fuorchè un focoso purosangue: ovviamente non avendo io nessuna esperienza di equitazione (la mia unica volta a cavallo risale a una quindicina di anni fa...) mi hanno dato il ronzino più fiacco e lento di tutto il maneggio, con l'unica particolarità  di essere particolarmente rissoso, come mi ha spiegato (poi, non prima, ovviamente...) la guida. In più di un'occasione ha cercato di mordere (non pensavo che i cavalli mordessero, però a me è parso proprio così) l'altro incolpevole cavallo, oppure di mandarlo fuori strada a spintoni, in particolare quando questi cercava di superarlo.
Solo in un punto si è messo a galoppare, ovviamente senza che io lo volessi: però devo dire che è stato il momento più bello di tutta la giornata. Per il resto un gran dolore di culo e di schiena, che persiste tutt'ora, però paesaggi incantevoli.

Insomma, come vi dicevo, bloccato qui perchè ieri tutti i bus per Tarija, la prossima destinazione, erano pieni, e io, pensando di aver capito tutto del sistema di trasporti boliviano, volevo prendere il biglietto all'ultimo momento per risparmiare qualche peso, non considerando il fatto che qui sono iniziate le vacanze, e tutti sono in viaggio.
In realtà l'albergo dove sono non è niente male; anzi è di gran lunga il migliore che abbia incontrato fino ad ora. Non è troppo freddo, è pulito, ha la piscina e la prima colazione, il tutto per 10 boliviani (1 euro circa) più della media (della mia media, che è piuttosto bassa). Insomma, non mi dispiace fermarmi qui, a parte il fatto che dopo aver camminato il primo giorno, essere andato a cavallo il secondo, non c'è più niente da fare.

P.s. certo poi alcuni inconvenienti capitano anche in questo albergo: mi hanno appena riconsegnato i vestiti che avevo lasciato da lavare. Perfettamente piegati. Però sporchi come prima.