La mattina di
sabato, verso le 7, prendo un taxi verso il puente Urubó, dove ho appuntamento
con Daniel, il proprietario della fattoria dove si terrá il corso. Il luogo
dell’appuntamento é un viavai di taxi e furgoni, che arrivano e caricano quante
piú persone possibili, coordinati da una donna che con fare deciso smista le
decine di persone in attesa. Mi chiedo come faró a riconoscere Daniel, quando
incrocio una ragazza che si distingue decisamente per l’aspetto: dread,
vestitino a fiori, sacco a pelo e melodica (una specie di tastiera con un
tubicino per soffiarvi dentro). Incrociamo lo sguardo e subito mi chiede se
sono lí anche io per il corso di permacultura: evidentemente non sembro proprio
un boliviano... Immediatamente dopo arriva anche Daniel (che ci identifica al
volo in mezzo alla ressa) e ci dirigiamo verso il suo furgone. La ragazza é
argentina, sono un paio di anni che sta girando per il sud America, ma ora sta
pensando di tornare verso casa. Mi faccio ripetere varie volte il suo nome, ma
proprio non riesco a capire come si chiami: qualcosa che suona come Ashe...
La proprietá é un
poccolo angolo di foresta appena fuori della cittá, Daniel mi spiega che sta
facendo dei lavori con l’idea di andarci a vivere stabilmente, non appena sará
pronta.
In tutto siamo
una dozzina si persone a partecipare al corso: ci sono alcuni membri di un’associazione
di volontariato che offre percorsi terapeutici gratutiti e che vuole aprire un
centro di aiuto in cui fare agricoltura, alcuni studenti di agraria, un paio di
pensionati (un architetto ed un agronomo) che non si sono ancora stancati di
imparare, piú altre varie persone piú o meno strane, arrivate da varie parti
del mondo. Piú tardi ci raggiungerá anche Marcelo, che é stato il primo ad
accennarmi di questo corso e che non potró mai ringraziare abbastanza.
Il nostro
maestro, nonché “capitano della nave”, si chiama Tierra, ed é un argentino con
una folta barba e una famiglia nomade, composta dalla sua compagna, le figlie,
e Giuseppe, una sorta di folletto sempre sorridente che si aggira suonando e
dispensando allegria. Il corso durerebbe una decina di giorni, ma io purtroppo
parteciperó solo oggi, ma sará sufficiente a farmi un’idea, per lo meno della
filisofia che sta alla base della permacultura.
In tutto il
giorno, di agricoltura si parlerá ben poco: solo a fine giornata vedremo alcuni
progetti realizzati da Tierra e dal suo gruppo di agricoltori viaggianti.
Invece tutta la mattina sará dedicata a conoscerci, affiatarci, diventare un
gruppo, creare un legame tra le persone: abbracci, risa, sguardi, contatto
fisico. Tutto con un sapore tanto hippy, ma, grazie anche alla simpatia di
Tierra, cosí vero e coinvolgente da farmi sentire quasi parte di una famiglia.
Non so come dire, ma é stata quell’iniezione di fiducia per le persone di cui
avevo davvero bisogno in questo momento.
La giornata é
intensa, il corso continuerá fino alle 9 di sera, e cosí sará per i giorni a
venire, e mi dispiace davvero lasciare gli altri quando me ne vado, abbraccio
tutti, con la promessa di restare in contatto... chissá.
Ad ogni modo, i
principi della permacultura (sperando di non aver equivocato qualcosa con la
mia comprensione ancora limitata dello spagnolo) sono:
- Cuidado con la tierra
- Cuidado de la gente
- Distribucion equitativa de los excedentes
- Establecer limites al consumo y a la
poblacion
E i principi di
attitudine:
- El problema es la solucion
- Cooperacion, no competencia
- Trabaje con la neturaleza, no contra de ella
- Minimize el mantenimiento
- Trabaje donde cuenta
- Enseñale a quien quiere saber
- Utilise toto a su maxima capacitad
- Maximise las cosechas
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