martes, 30 de abril de 2013


La mattina di sabato, verso le 7, prendo un taxi verso il puente Urubó, dove ho appuntamento con Daniel, il proprietario della fattoria dove si terrá il corso. Il luogo dell’appuntamento é un viavai di taxi e furgoni, che arrivano e caricano quante piú persone possibili, coordinati da una donna che con fare deciso smista le decine di persone in attesa. Mi chiedo come faró a riconoscere Daniel, quando incrocio una ragazza che si distingue decisamente per l’aspetto: dread, vestitino a fiori, sacco a pelo e melodica (una specie di tastiera con un tubicino per soffiarvi dentro). Incrociamo lo sguardo e subito mi chiede se sono lí anche io per il corso di permacultura: evidentemente non sembro proprio un boliviano... Immediatamente dopo arriva anche Daniel (che ci identifica al volo in mezzo alla ressa) e ci dirigiamo verso il suo furgone. La ragazza é argentina, sono un paio di anni che sta girando per il sud America, ma ora sta pensando di tornare verso casa. Mi faccio ripetere varie volte il suo nome, ma proprio non riesco a capire come si chiami: qualcosa che suona come Ashe...

La proprietá é un poccolo angolo di foresta appena fuori della cittá, Daniel mi spiega che sta facendo dei lavori con l’idea di andarci a vivere stabilmente, non appena sará pronta.

In tutto siamo una dozzina si persone a partecipare al corso: ci sono alcuni membri di un’associazione di volontariato che offre percorsi terapeutici gratutiti e che vuole aprire un centro di aiuto in cui fare agricoltura, alcuni studenti di agraria, un paio di pensionati (un architetto ed un agronomo) che non si sono ancora stancati di imparare, piú altre varie persone piú o meno strane, arrivate da varie parti del mondo. Piú tardi ci raggiungerá anche Marcelo, che é stato il primo ad accennarmi di questo corso e che non potró mai ringraziare abbastanza.

Il nostro maestro, nonché “capitano della nave”, si chiama Tierra, ed é un argentino con una folta barba e una famiglia nomade, composta dalla sua compagna, le figlie, e Giuseppe, una sorta di folletto sempre sorridente che si aggira suonando e dispensando allegria. Il corso durerebbe una decina di giorni, ma io purtroppo parteciperó solo oggi, ma sará sufficiente a farmi un’idea, per lo meno della filisofia che sta alla base della permacultura.

In tutto il giorno, di agricoltura si parlerá ben poco: solo a fine giornata vedremo alcuni progetti realizzati da Tierra e dal suo gruppo di agricoltori viaggianti. Invece tutta la mattina sará dedicata a conoscerci, affiatarci, diventare un gruppo, creare un legame tra le persone: abbracci, risa, sguardi, contatto fisico. Tutto con un sapore tanto hippy, ma, grazie anche alla simpatia di Tierra, cosí vero e coinvolgente da farmi sentire quasi parte di una famiglia. Non so come dire, ma é stata quell’iniezione di fiducia per le persone di cui avevo davvero bisogno in questo momento.

La giornata é intensa, il corso continuerá fino alle 9 di sera, e cosí sará per i giorni a venire, e mi dispiace davvero lasciare gli altri quando me ne vado, abbraccio tutti, con la promessa di restare in contatto... chissá.

Ad ogni modo, i principi della permacultura (sperando di non aver equivocato qualcosa con la mia comprensione ancora limitata dello spagnolo) sono:

  • Cuidado con la tierra
  • Cuidado de la gente
  • Distribucion equitativa de los excedentes
  • Establecer limites al consumo y a la poblacion

E i principi di attitudine:

  • El problema es la solucion
  • Cooperacion, no competencia
  • Trabaje con la neturaleza, no contra de ella
  • Minimize el mantenimiento
  • Trabaje donde cuenta
  • Enseñale a quien quiere saber
  • Utilise toto a su maxima capacitad
  • Maximise las cosechas

 



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