jueves, 23 de mayo de 2013



La Paz, 22/05

Ho deciso di fermarmi un mese a La Paz perchè, come già ho scritto all’inizio di questo blog, il mio vuole essere anche un viaggio di conoscenza, di scoperta di esperienze che in qualche modo abbiano a che fare con il mondo dell’agricoltura biologica e del sociale, e qui ho trovato alcune esperienze che mi interessano e che voglio approfondire.
Una di queste è AOPEB, che conoscevo già da tempo a con cui ci sono dei contatti istituzionali attraverso di AIAB, l’altra, che invece ho scoperto qui, è Qalauma.
Sono tornato a Qalauma altre due volte, dopo la prima, ed ogni volta è stata un’esperienza importante.
La seconda volta (con Roberto, responsabile del Mlal, e Eleonora, volontaria) siamo capitati in occasione di un taller, un laboratorio, di arteterapia sul tema dell’intelligenza emozionale. In pratica sul conoscere ed esprimere le proprie emozioni. Al taller partecipavano gli educatori del centro, una decina, e una quindicina di ragazzi, scelti, credo tra quelli che maggiormente stanno seguendo un percorso positivo.
La mattina stessa c’erano stati alcuni problemi tra i ragazzi e le guardie, con qualche contatto fisico di troppo, per cui i ragazzi dell’ala prncipale erano chiusi nella loro sezione, e il clima era piuttosto teso. Per questo motivo al taller hanno potuto partecipare solo ragazzi della acogida, l’accoglienza, l’ala in cui i nuovi arrivati passano tre mesi per iniziare a integrarsi e per essere valutati dagli educatori.
Il taller era gestito da tre ragazzi spagnoli (una di origine boliviana) che stanno portando la loro esperienza in giro per il paese presso scuole, comunità, con ragazzi e adulti. Premetto che io mi sento sempre piuttosto in difficoltà quando si tratta di esprimere emozioni, mostrare il proprio lato creativo, empatizzare con le persone. Ma ne è valsa la pena di fare lo sforzo, per vedere questi ragazzi, che per convinzione o per necessità si presentano come dei teppisti, dei duri, mostrare i propri sentimeni, raccontare i propri sogni, le proprie storie (sempre segnate da abbandono, violenza, marginalità), ridere e piangere, e alla fine salutarsi con un po’ di magone, pensando che in fondo, dopo una giornata così, per loro ricomincia la solita routine del carcere, e chissà se rimarrà qualcosa delle emozioni provate oggi, o se la maschera tornerà a stamparsi sulla faccia, unica difesa nella lotta quotidiana contro il mondo.
(E in realtà, sebbene in modo diverso, credo che in fondo, questi momenti facciano bene un po’ anche a me.)
Alla fine, prima di tornare alla sezione, i ragazzi si affollano intorno a Gloria, una delle educatrici spagnole, decisamente carina, reclamando baci e abbracci. Anche quando ce ne andiamo, i saluti dalle finestre sono tutti per lei.
Sono tornato nuovamente a Qalauma per parlare con gli educatori e i responsabili, in merito alla possibilità di ampliare le possibilità commerciali di ciò che viene prodotto all’interno del centro; sarebbe una boccata d’ossigeno per la sopravvivenza dei laboratori e del centro stesso.
Abbiamo nuovamente visitato tutti i laboratori, con più calma stavolta, parlando un po’ con i ragazzi e con gli educatori. Una delle prime idee è di partecipare a qualche fiera, tra cui la Biobolivia, per iniziare a fare conoscere un po’ il centro e i suoi progetti.
La mia giacca quecha riscuote molti apprezzamenti tra i ragazzi di Qalauma, tutti cercano di barattarla con qualsiasi cosa, ma non sono molto dell’idea di cederla... alla fine la lascio per tutta la mattina al laboratorio di cucito, dove prenderanno le misure per replicarla autonomamente. Fa niente patire un po’ di freddo, la lascio volentieri. Ma sono anche felice di rimettermela addosso dopo pranzo: qui sull’altpiano il freddo si sente, più che in città.
Mi colpisce particolarmente un ragazzo, abbigliamento punk, orecchino al naso, sguardo franco, intelligente, e buono. Si chiama Krudo, in rete si trovano un video e un blog che chiedono la sua liberazione (http://krudoalakalle.noblogs.org/ ; http://www.youtube.com/watch?v=cToddtPacCY ): è un attivista anarchico, accusato di terrorismo, rischia fino a 20 anni di carcere per avere, forse, incendiato qualche bancomat... Prima di salutarci mi ragala una toppa dei Discharge, fatta da lui, nel laboratorio di serigrafia.
Que te vaya bien, Krudo...

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