La Paz, 22/05
Ho deciso di
fermarmi un mese a La Paz
perchè, come già ho scritto all’inizio di questo blog, il mio vuole essere
anche un viaggio di conoscenza, di scoperta di esperienze che in qualche modo
abbiano a che fare con il mondo dell’agricoltura biologica e del sociale, e qui
ho trovato alcune esperienze che mi interessano e che voglio approfondire.
Una di queste è
AOPEB, che conoscevo già da tempo a con cui ci sono dei contatti istituzionali
attraverso di AIAB, l’altra, che invece ho scoperto qui, è Qalauma.
Sono tornato a
Qalauma altre due volte, dopo la prima, ed ogni volta è stata un’esperienza
importante.
La seconda volta
(con Roberto, responsabile del Mlal, e Eleonora, volontaria) siamo capitati in occasione di un taller,
un laboratorio, di arteterapia sul tema dell’intelligenza emozionale. In
pratica sul conoscere ed esprimere le proprie emozioni. Al taller partecipavano
gli educatori del centro, una decina, e una quindicina di ragazzi, scelti,
credo tra quelli che maggiormente stanno seguendo un percorso positivo.
La mattina stessa
c’erano stati alcuni problemi tra i ragazzi e le guardie, con qualche contatto
fisico di troppo, per cui i ragazzi dell’ala prncipale erano chiusi nella loro
sezione, e il clima era piuttosto teso. Per questo motivo al taller hanno
potuto partecipare solo ragazzi della acogida, l’accoglienza, l’ala in cui i
nuovi arrivati passano tre mesi per iniziare a integrarsi e per essere valutati
dagli educatori.
Il taller era
gestito da tre ragazzi spagnoli (una di origine boliviana) che stanno portando
la loro esperienza in giro per il paese presso scuole, comunità, con ragazzi e
adulti. Premetto che io mi sento sempre piuttosto in difficoltà quando si
tratta di esprimere emozioni, mostrare il proprio lato creativo, empatizzare
con le persone. Ma ne è valsa la pena di fare lo sforzo, per vedere questi
ragazzi, che per convinzione o per necessità si presentano come dei teppisti,
dei duri, mostrare i propri sentimeni, raccontare i propri sogni, le proprie
storie (sempre segnate da abbandono, violenza, marginalità), ridere e piangere,
e alla fine salutarsi con un po’ di magone, pensando che in fondo, dopo una
giornata così, per loro ricomincia la solita routine del carcere, e chissà se
rimarrà qualcosa delle emozioni provate oggi, o se la maschera tornerà a
stamparsi sulla faccia, unica difesa nella lotta quotidiana contro il mondo.
(E in realtà,
sebbene in modo diverso, credo che in fondo, questi momenti facciano bene un
po’ anche a me.)
Alla fine, prima
di tornare alla sezione, i ragazzi si affollano intorno a Gloria, una delle
educatrici spagnole, decisamente carina, reclamando baci e abbracci. Anche
quando ce ne andiamo, i saluti dalle finestre sono tutti per lei.
Sono tornato
nuovamente a Qalauma per parlare con gli educatori e i responsabili, in merito
alla possibilità di ampliare le possibilità commerciali di ciò che viene
prodotto all’interno del centro; sarebbe una boccata d’ossigeno per la sopravvivenza
dei laboratori e del centro stesso.
Abbiamo
nuovamente visitato tutti i laboratori, con più calma stavolta, parlando un po’
con i ragazzi e con gli educatori. Una delle prime idee è di partecipare a
qualche fiera, tra cui la
Biobolivia, per iniziare a fare conoscere un po’ il centro e
i suoi progetti.
La mia giacca
quecha riscuote molti apprezzamenti tra i ragazzi di Qalauma, tutti cercano di
barattarla con qualsiasi cosa, ma non sono molto dell’idea di cederla... alla
fine la lascio per tutta la mattina al laboratorio di cucito, dove prenderanno
le misure per replicarla autonomamente. Fa niente patire un po’ di freddo, la
lascio volentieri. Ma sono anche felice di rimettermela addosso dopo pranzo:
qui sull’altpiano il freddo si sente, più che in città.
Mi colpisce
particolarmente un ragazzo, abbigliamento punk, orecchino al naso, sguardo
franco, intelligente, e buono. Si chiama Krudo, in rete si trovano un video e
un blog che chiedono la sua liberazione (http://krudoalakalle.noblogs.org/
; http://www.youtube.com/watch?v=cToddtPacCY
): è un attivista anarchico, accusato di terrorismo, rischia fino a 20 anni di
carcere per avere, forse, incendiato qualche bancomat... Prima di salutarci mi
ragala una toppa dei Discharge, fatta da lui, nel laboratorio di serigrafia.
Que te vaya bien,
Krudo...
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