martes, 7 de mayo de 2013

La Paz 7/05

A La Paz, finalmente!
Sono arrivato ieri  mattina, intorno alle 7, dopo un viaggio su un pullman che definire freddo credo non sia sufficiente... al mattino ho sentito l'autista che mormorava quacosa in proposito a un finestrino aperto durante la notte, spero sinceramente che il motivo non fosse quello. Ho capito però perchè tutti eramo muniti di coperta, prima di salire sul mezzo. Io ovviamente avevo lasciato il sacco a pelo nello zaino, nel bagagliaio. Mi sono messo addosso tutto quello che avevo a disposizione, compresa una salvietta a mo' di coperta... alla fine sono anche riuscito adormire un poco.

Non vi ho ancora parlato dell'esperienza dei viaggi in autobus, le flotas, che qui sono i mezzi di trasporto principali, e che generalmente viaggiano di notte. In realtà il viaggio in sè, a parte il freddo, non è così male: ci sono a disposizione posti normali, camas (con sedile reclinabile e poggiapiedi a mo' di dentista), e cuccette (un lusso che non mi sono ancora permesso). Certo, non è come in Turchia che ti portano la merendina e il profumo al limone per le mani, ma sono silenziosi, comodi, e addirittura con il bagno più o meno funzionante.
La cosa divertente è arrivarci a prenderlo, il pullman.
La prima volta che sono stato in un terminal, è stato a Santa Cruz, accompagnato da Maribel (a Santa Cruz c'è sempre qualcuno che ti accompagna...), il pomeriggio prima di partire per Cochabamba. La stazione mi sembrava un posto molto tranquillo, poca gente in giro, ogni compagnia con il proprio stand, terminali in cui ti indicavano i posti liberi. Secondo il parere di Maribel però, i prezzi erano troppo alti, si sarebbero abbassati in serata. Per cui non abbiamo acquistato il biglietto e siamo tornati in ufficio.

In serata, dopo una semplice despedida a base di caffè e sonzo (sempre buono, il sonzo), sono tornato al terminal dei bus, stavolta accompagnato addirittura da una delegazione, composta da Maribel, Gina, Georjina e sua figlia di pochi mesi.
Il luogo tutto sommato semplice e tranquillo di qualche ora prima si era nel frattempo trasformato in una specie di caotico mercato in cui i dipendenti delle diverse compagnie, aumentati esponenzialmente, urlavano a gran voce le destinazioni e prezzi dei biglietti, cercando ti attirarci verso il proprio stand, mentre dovevamo farci largo tra una folla di persone, anche loro in cerca di un biglietto, montagne di bagagli, orde di venditori di cibo, bevande, generi di conforto. Alla fine il prezzo del biglietto era identico a quello del pomeriggio...
Confesso che quando il mio comitato di addio se n'è andato, mi sono sentito un po' perso.
Alla fne, come dicevo, il viaggio in sè non è  stato male, circondato da cholitas che ridevano di gusto per ogni schianto frontale evitato (a un  certo punto abbiano anche speronato un altro autobus reo di non aver ceduto il passo con prontezza), nel buio assoluto della carretera, illuminato solo dai fari e da qualche sparuto villaggio.
Al mattino, il terminal di Cochabamba, si presentava silenzioso e ordinato, ma sapevo ormai che, qualche giorno dopo, al momento di prendere la mia flota per La Paz, non sarebbe stato così.

Ad ogni modo, è bello vedere come in questo caos tutto alla fine funziona, le persone (e i bagagli), arrivano a destinazione: solo, l'impressione è che tutto si potrebbe fare molto più ordinatamente, e silenziosamente. Ma questa è la mia deformazione da europeo un po' troppo ben abituato...

L'immagine più bella del viaggio verso La Paz, è la carovana di fari che nella notte si inerpicava verso l'altopiano, lentamente, per raggiungere i 3600 metri di una delle metropoli più alte del mondo...

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